VUOI CHE I PASSI ACCADANO (2017) - (RICORDI)


 VUOI CHE I PASSI ACCADANO (2017)  [17.00]
for string quartet and staged electronics
commissioned by Quartetto Maurice with the kind support of Associazione Metamorfosi Notturne

watch the world premiere (lo-fi)

world premiere
19_05_2017 Musica In Prossimità  - Tearo del Lavoro di Pinerolo

Quartetto Maurice - string quartet
Luca Morino - sound engeneer
Instrumentation
string quartet + electronics
  
VUOI CHE I PASSI ACCADANO is a work in which for the first time I let theatrics emerge. The musicians are lined up, they don’t look at each other […] and are surrounded by electronic sounds. A more standard diffusion of electronic sound comes from behind them, while faceless voices (instruments dubbed and played electronically, through the use of transducers) anticipate the sound and precede the musicians. The dramaturgy of the listening is frontal, and the electronic sound does not override the humanity of the musicians playing live […]. The only movement seen is steps, though the individuals taking those steps do not govern their speed. The steps can only happen, as it were – there are no horizons to be seen, and thus no ambitions […] Things happen as if in a state of inertia. A step may observe its own feet, and stops only at intervals, or may appear to be daydreaming its way out of the monotony. […] Any synchrony between steps is purely casual, while the voices blend with and mimic the crowd, or emerge ethereal. Bits of phrases are repeated, the liturgy of the gesture is recited. All of this, of course, is a representation for audiences in attendance.

VUOI CHE I PASSI ACCADANO è un lavoro nel quale, per la prima volta, lascio emergere una drammaturgia da scena. Il quartetto d’archi è allineato, i musicisti non si guardano e in solitudine condividono un movimento tra la folla. Sono circondati dall’elettronica: una diffusione più canonica li segue alle spalle e delle voci senza volto (strumenti doppiati e suonati dall’elettronica grazie a dei trasduttori) ne anticipano la voce e li precedono. La drammaturgia dell’ascolto è frontale e il suono non prevarica l’umanità della presenza degli interpreti.
La sola tipologia di movimento è il passo, non è concessa alcuna scelta di velocità da parte dei singoli. Il passo può solo accadere, non si vede l’orizzonte e dunque non ha ambizioni e non è cammino. Non si può interrogare il destino e il passato non ha peso. Le cose accadono, si è parte dell’inerzia. È un passo che osserva i propri piedi e che solo a tratti si interrompe o sembra trasognare oltre la monotonia. Le reti si sfaldano e la forza dei rapporti è debole, le sincronie tra i passi sono accidentali e le voci si mescolano per mimesi alla folla o emergono diafane. Si ripetono scampoli di frase o si recita la liturgia del gesto. A tutto questo si assiste perché in definitiva si tratta di una rappresentazione.
 

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